Sono Francesca ho 31 anni e la mia storia d’amore con il Centro Recupero Tartarughe Marine di Lampedusa nasce due anni fa, quando da normale turista allo sbaraglio mi sono imbattuta in Daniela e nella sua meravigliosa associazione. 

Per me è stato amore a prima vista, nutrivo un interesse per questo affascinante animale da molto prima, ma la passione e la dedizione con cui mi è stato presentato il Centro e il lavoro svolto al suo interno, hanno trasformato la mia curiosità in qualcosa di più. 

Un qualcosa in più che si è tradotto nella volontà di agire in prima persona, nel mio piccolo. 

E qual miglior modo se non attraverso il volontariato…

Così, incastrati impegni di lavoro vari ed eventuali ho evidenziato già dallo scorso gennaio le due settimane di ottobre che avrei dedicato al Centro e alle sue piccole grandi ospiti. 

Marina bonariamente, al mio arrivo, mi ha presa in giro ridendo perchè mi sono segnata al campo volontari con addirittura nove mesi di anticipo, tanto era la voglia di renderlo reale, definitivo. Se avessi un secondo nome probabilmente sarebbe Impaziente. 😀

I quindici giorni trascorsi a Lampedusa sono stati per me un’esperienza indimenticabile. Sporcarsi le mani non è mai stato così bello, lavorare a stretto contatto con tante persone diverse così gratificante. Superare l’imbarazzo nel parlare davanti a tante persone è persino risultato facile, l’obiettivo di trasmettere quello che io stessa due anni prima avevo recepito dall’esperienza dei volontari, troppo importante per cedere alla timidezza. 

È difficile spiegare a parole la sensazione di toccare con mano una tartaruga, di prendersene cura, pulendola e nutrendola. Quell’emozione nel rendersi conto di quanta fragilità viva sotto il duro carapace e di quanto ogni tartaruga possa comunicare anche solo con il proprio sguardo. 

È una sensazione che auguro a tutti di provare e che a me manca dal giorno in cui ho lasciato l’isola. Lenisco la mia malinconia tenendomi sempre aggiornata sulle novità del centro grazie a chi se ne occupa 365 giorni l’anno, consapevole che il nostro, non è un addio… ma un arrivederci.

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